Lago di Valscura 2274m - 10 luglio 2011 - (Valle Gesso)


da un articolo scritto dall'amico Sergio Costagli per la rivista “MARITTIME” n°33 Dicembre 2008

 

…solo gli ultimi anziani ricordano frasi più volte sentite negli anni dell’immediato dopoguerra: “se pases en riva ai lach ‘d Valscura, gaute el capèl : l’è en sementeri”…


Lago di Valscura
Lago di Valscura

Come tutte le estati,  oltre  alle solite immersioni legate alla passione per la montagna e la subacquea, bisogna effettuarne qualcuna più  “storica” e di ricerca. L’occasione è venuta parlando con l’amico Sergio Costagli che, qualche mese fa,  mi raccontò di aver raccolto alcune testimonianze di abitanti di Valdieri che raccontavano di alcuni fascisti uccisi e gettati nelle acque del lago Valscura inferiore sopra il Valasco.  Altre testimonianze, forse meno fondate, parlavano perfino di un camion che alcuni militari avrebbero gettato in un lago, sempre in quella zona e sempre ai tempi della guerra. Il primo racconto mi coinvolse fin da subito… avevo già battuto tutti i laghi della zona, Fremamorta, Portette, Claus,  i Valscura superiori….mancava solamente il Valscura inferiore. Ne parlai con Gianni, il mio compagno di avventura,  che apparve subito interessato! Io e lui ne abbiamo fatte di cose insieme e questa non poteva mancare!Bisognava assolutamente andare e, nonostante i vari impegni,  si decise per domenica 10 luglio. Sentii di nuovo Sergio per verificare l’attendibilità delle informazioni che aveva ricevuto, ma, con grande onestà, mi rispose che quanto riferitomi, vista la fonte,  andava “preso con le molle”… il rischio di andare lassù senza trovare nulla era molto elevato, ma non importava, ormai eravamo entusiasti di poter smentire o confermare. La cosa certa era, ovviamente, che avremmo dovuto portare gli zainoni con l’attrezzatura fin lassù!Anzi.. forse potevamo trovare un parziale rimedio…Visto il poco allenamento della stagione decisi, infatti, di mettermi in contatto con Flavio, il gestore del rifugio Valasco, che, fortunatamente, accettò, senza esitazione, di portare il carico almeno fino al rifugio.Così alle ventidue del giovedì sera lasciammo gli zaini all’albergo Turismo delle terme di Valdieri, dove avemmo l’impressione di essere stati sbalzati in un altro stato… l’albergo era popolato esclusivamente da inglesi e tedeschi, neppure la barista parlava italiano!Ecco arrivare la tanto attesa domenica.. alle ore 6 sono già sotto casa di Gianni! Per una volta non abbiamo quasi nulla da caricare in macchina, di solito 30 kg circa di carico a testa lo portiamo. Arriviamo alle Terme di Valdieri intorno alle ore 7,00 e in meno di un’ora siamo da Flavio a recuperare gli zaini. E’ finita la pacchia.. comincia la vera gita! La giornata è splendida e il sole, usciti dal bosco, comincia a picchiare forte. La fatica, però,  è appagata dallo spettacolo naturale che ci circonda, siamo in uno dei posti più affascinanti delle alpi marittime.  Oltretutto stiamo camminando sulla vecchia strada militare di Valscura che passo dopo passo ci ricorda la ragione della nostra immersione.In meno di due ore siamo sulla riva del lago! Qualche foto, di rito, alla serra dell’Argentera, un riposino veloce e poi possiamo dedicarci alla parte più interessante della giornata! Raccogliamo le pietre di zavorra, prepariamo l’attrezzatura e poi… ogni sguardo è al lago per cercare di capire da dove sarebbe stato meglio immergersi per concentrare le ricerche (Sergio mi riferì che le notizie parlavano di un dirupo da dove furono gettati i fascisti) La parte più a picco sul lago è quella sulla sinistra guardando a monte e si decide di andare verso il centro del lago per poi battere il costone sinistro. L’importante era trovare dei pezzi di stoffa, dei vestiti che potessero almeno in parte confermare le testimonianze. Ci siamo imposti un tempo massimo di 30 minuti e ogni 10 minuti una risalita per scambiarci eventuali posizioni interessanti. Tutto, aimè, a scapito della sicurezza, tenuto conto del fatto che l’immersione in altitudine ha già tutti i suoi problemi decompressivi e che non andrebbe fatta  in solitaria. Ma, così facendo, la superficie esplorata sarebbe stata maggiore e il fatto di risalire ogni 10 minuti ci avrebbe dato la possibilità di unirci se avessimo trovato qualcosa di interessante. Siamo pronti e, dopo un ingresso traballante, siamo ognuno per la sua strada. A pochi metri dalla riva incontro subito un corrugato di gomma di una maschera antigas e subito dopo alcuni pezzi di ferro indefiniti. La cosa si fa subito interessante, ma sotto i 10 metri di profondità il nulla più assoluto. Solo sospensione e il fondo ricoperto di limo. Continuo verso il centro del lago e il paesaggio è sempre uguale, nebbia marrone e ogni tanto qualche bicchiere di plastica! Butto lo sguardo al computer che mi segna  -16 metri, non male per un lago di montagna anche se quelli nelle sue vicinanze sono anche più profondi.Sono arrivati i 10 minuti e risalgo per incontrare Gianni che in superficie mi dice di non aver trovato nulla se non tanta “nitta” e sospensione. Siamo nel centro del lago e dopo l’ok iniziamo la discesa. Mi schianto letteralmente sul fondo e così mi ritrovo in una nube nera, non capisco nemmeno dove sono girato, ma dopo alcune pinneggiate ne vengo fuori…altro che discesa controllata! Riprendo la ricerca, ma per i restanti 10 minuti nulla, tranne un minuscolo pesciolino che scappa appena mi vede. Risalgo in superficie, incontro Gianni che ha trovato qualcosa di interessante. Pinneggio velocemente verso di lui e prendo visione dell’oggetto, sembra una calotta di cuoio con delle cuciture e due fori a lato. Difficile capire cos’è! Decidiamo di ridiscendere in quel punto e poi portarci verso la sponda e ritornare indietro. Di nuovo giù, ma nulla legato alla calotta, così mi dirigo verso la sponda. Sono sui 9 metri e la vista è migliore, lo spettacolo è bellissimo, tutta una franata continua di rocce di ogni dimensione. Per un istante mi vengono i brividi, in lontananza due ombre nere sembrano aspettare proprio me, ma per fortuna sono due grosse radici di larice finite nel lago con qualche valanga.Continuo la ricerca e riesco a fare alcune foto al paesaggio, ormai la speranza di trovare materiale interessante è limitata. Incontro  Gianni e ci scambiamo due foto e dal cenno con la mano che mi fa, capisco che anche lui non ha trovato niente. L’immersione è giunta al termine e, a pochi metri, ecco una maschera antigas. Subito dopo un altro corrugato e tanti pezzi di ceramica bianca, penso siano stati sui pali elettrici che collegavano le varie casermette. Decido di uscire perché comunque il freddo comincia a farsi sentire, il computer segna 6 gradi, ma ecco in lontananza uno strano oggetto lucido. Mi avvicino ed ecco una bomba a mano ben conservata. Una piccola ricompensa proprio prima della fine dell’immersione ora posso uscire dall’acqua! Gianni è uscito poco prima e come me è soddisfatto… nonostante siamo quasi certi di smentire i fatti legati alle uccisioni, ci siamo divertiti e l’immersione è stata comunque molto interessante. Dopotutto eravamo lì per smentire o confermare!!Ci svestiamo, carichiamo gli zaini e ripartiamo per il Valasco, dove ci aspetta un bel pranzetto preparato da Flavio. In discesa facciamo veloce.. lo stomaco comanda più delle ginocchia! Dopo un ottimo pranzetto e qualche birra di troppo salutiamo l’amico Flavio e ricominciamo la discesa verso le macchine… vi dico che è stato eterno, ma alla fine siamo arrivati!

 

 

Dedicato a tutte le persone che in tempi passati, nel bene o per costrizione, parteciparono ai drammatici eventi di questo territorio.