Cisterna del forte Giaura 27 Settembre 2009 ( Val Vermenagna )

Dopo alcuni tentativi annullati causa maltempo non si poteva più rimandare. Io e Gianni non potevamo attendere ancora, quel pozzo ci aspettava e questa volta, con qualunque tempo, saremmo andati. La cisterna da esplorare si trova all'interno del forte Giaura a quota 2250m al di sotto della famosa Rocca dell'Abisso. Il forte è uno dei sei che a fine 800' vennero costruiti per difendersi dalla Francia nei pressi del Colle di Tenda. Per questo la linea fortificata prese il nome di sbarramento difensivo del Col di Tenda. Dopo l'ultima guerra con il referendum del 47'parte del territorio italiano passò alla Francia e così queste stupende fortificazioni si trovarono dall'altra parte del confine...forse fu una fortuna, sicuramente sarebbero state demolite a seguito dei i trattati di guerra.

Arrivati al colle il tempo è nebbioso e il vento tira veramente forte...ma ormai bisogna andare. Dopo un pò di tiramolla con Manu e Fede si parte, e con i soliti zaini carichi in spalla si comincia la salita.

Questa volta oltre l'attrezzatura completa ci sono anche corde, moschettoni e una scaletta speleo per calarsi dentro. Il tempo per fortuna tiene e si comincia a vedere da lontano il forte...mentre Rocca dell'abisso rimane coperta. Il sentiero non è difficile, la vecchia strada militare si percorre bene e in poco tempo siamo nei pressi della fortificazione. Tutte le volte che mi trovo vicino a queste opere il pensiero vola ai soldati che in quegli anni vivevano all'interno...e adesso queste mura sono abbandonate a se stesse. Penso che visitarle sia un pò come farle rivivere e oggi pensare di calarsi nel pozzo non sia una "profanazione" ma un modo di riportarle ai giorni in cui i soldati si calavano dentro per verificarne le condizioni e per mantenerle in maniera ottimale. D'altronde la cisterna dava acqua a centinaia di uomini, estate e inverno…oggi anche noi ne avremo verificato le condizioni...ma cosa ci aspetta la sotto?

Scendiamo all'interno del fossato e tramite una finestra nel muro, un corridoio e delle scalinate siamo sulla piazza d'armi dove sono presenti le piazzole dei cannoni in barbetta. Tante volte sono entrato nel forte ma ogni volta l'emozione è grande, in modo particolare oggi. Di fronte al ponte elevatoio si apre la stanza dove ci aspetta il pozzo; in pratica attorno a lui è stata costruita la fortezza. Dopo una prima occhiata al suo interno, qualche brivido ci sale per la schiena, è molto inquietante ma la voglia di vedere e scoprire è tanta. Fa molto freddo e il tempo sembra girare sul brutto, bisogna fare veloce. Preparo le corde e la scaletta, in poco tempo indossiamo l'attrezzature e le sacche zavorra...siamo pronti e Gianni mi cede l'onore di entrare per primo, grazie.

Salgo sul pozzo e comincio a calarmi dentro; non è semplice e sbatto un pò di qua e di la, con la muta, la zavorra e la bombola non è semplice. Eccomi in questo ambiente buio, non riesco a capire bene cosa mi circonda, l’acqua è fredda e gli altri da sopra mi calano le pinne che con fatica riesco a calzare. Ora è la volta di Gianni, e mentre scende, prendo la torcia e comincio a illuminare intorno. Siamo in uno stanzone a volta con centinaia di piccole stalattiti formatesi negli anni, mi sposto verso la parte opposta del locale dove trovo un piccolo rialzo, mi siedo e aspetto Gianni che finisca di armeggiare anche lui con le pinne. L’ambiente è affascinante ed è giunta l’ora dell’immersione. Un rapido ok e giù verso il fondo della stanza. Subito notiamo sotto il rialzo dove mi ero seduto, una scala in metallo che probabilmente serviva agli uomini della manutenzione. Vicino due porte ma un muretto stretto limita l’ingresso. Altre due porte sulla parte opposta, prendiamo quella di sinistra ed entriamo in uno stanzone, di fronte un’altra porta ci porta in un secondo stanzone dove per terra troviamo delle grosse latte e dei grossi secchi in legno tenuti insieme da delle cerchiature in metallo. Riemergiamo per vedere cosa c’è sopra di noi e quello che ci appare è una volta di mattoni rossi anche lei piena di concrezioni calcaree. Si torna giù, passiamo un’altra porta che ci immette nel primo stanzone da cui torniamo sotto la nostra scaletta mezza immersa. Da qui prendiamo la porta di sinistra, ed ecco altre due stanze identiche a quelle già visitate. Troviamo altri secchi e in un angolo i resti di una vecchia sedia. Ma cosa facevano con queste cose i soldati? E perché sono ancora li? Perché non sono state rimosse? Risaliamo un’altra volta e dopo due parole decidiamo di fare un altro giro dei locali. Dopo questo, fine dell’immersione e ora bisogna risalire la scaletta. Gianni ha trovato un reperto interessante, una gavetta che subito agganciamo alla corda che da sopra, Manu e Fede ci calano. Ci liberiamo delle zavorre e agganciamo le pinne alla solita corda dall’alto. Dopo un primo tentativo di Gianni di risalire con la bombola capiamo che la cosa è alquanto difficile. Ci portiamo così sul rialzo dove c’è un’altra uscita verso la superficie da cui facciamo salire le bombole che ci agganciano da sopra. Con la muta gonfia mi porto impacciato verso la scaletta che ora riesco a risalire molto bene. Sono fuori dal pozzo e subito dopo arriva Gianni. Immersione stupenda nella storia del forte, una stretta di mano, una foto di rito e via a cambiarsi, il freddo ci avvolge dopo una ventina di minuti a 3 gradi. Prepariamo gli zaini e siamo pronti a scendere. Lasciarsi alle spalle il Giaura è quasi malinconico ed i commenti sulla bella immersione si sprecano. Di sicuro torneremo, con un po’ più di calma magari riusciremo a individuare altri particolari interessanti…ora non rimane che scoprire a cosa corrisponda quel numero scritto sulla targhetta della gavetta trovata da Gianni.

Con un po’ di mal di schiena siamo alle macchine, le nostre compagne di ventura sono già arrivate, sono scese veloci…dobbiamo ammetterlo, senza di loro sarebbe stata dura compiere l’immersione! Sono delle ottime assistenti di superficie…e di vita.

Alla  prossima…ho già in mente altre cose interessanti!

 

 

 


Ecco la risposta di Piergiorgio Corino (il più grande esperto dell'Associazione per gli Studi di Storia e Architettura Militare) riguardo la famosa gavetta con numero di matricola (da non perdere i suoi numerosi libri):

 

Allora

innanzitutto complimenti per i ritrovamenti e per la passione che ci mettete
A riguardo della gavetta dovrebbe essere un modello 1896 in lamiera stagnata utilizzato da tutte le armi meno che alpini e artiglieri da montagna. Negli anni dopo la prima guerra mondiale furono sostituite da quelle in alluminio. Il numero sulla placchetta e' un numero di matricola per riconoscete gli oggetti personali, non penso fosse il numero di matricola del soldato
Se di gavette del genere se ne trovano, più raro e' trovare un secchio della cisterna
Complimenti
Pier Giorgio Corino
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